Stanno distruggendo tutto. Campi di ulivi, aranceti,
allevamenti, miniere, energia, autonomia: annientati. La Spagna, un tempo terra
fertile e indipendente, oggi viene sventrata pezzo per pezzo per soddisfare i
capricci criminali dell’Agenda 2030, mentre PSOE e PP si spartiscono i resti
come sciacalli.
Mentre gli agricoltori vengono massacrati dalle imposizioni
dell’UE e ridotti alla fame, gli “intermediari” e i consulenti delle
multinazionali estere fanno miliardi, comprando a poco e rivendendo a caro
prezzo, lasciando una nazione in ginocchio a pagare il doppio per quello che un
tempo produceva da sola.
Quattro figli di papà con camicia stirata e portafogli
pieno si arricchiscono svendendo il futuro di milioni di spagnoli. Distruggono
i raccolti, coprono le terre con pannelli solari imposti, uccidono le
tradizioni, e tutto in nome di un “progresso” deciso da Bruxelles e Berlino.
E la gente? Tace. Obbedisce. Vota la stessa feccia
politica, si tappa il naso e continua a ingoiare merda. "Rossi",
"progressisti", parassiti travestiti da salvatori, pronti a
sacrificare il paese intero per un sussidio o una poltrona europea.
La colpa è di chi vende sovranità per un applauso all’ONU,
ma anche di chi non si ribella, non si alza, non dice basta.
Ci stanno lasciando solo due scelte:
1. Sopportare e morire lentamente in una nazione svuotata.
2. Andarcene, costretti a fuggire da casa nostra come
profughi economici.
Non è un’esagerazione. È un'occupazione lenta, silenziosa,
ma totale.
E noi? Ancora muti. Ancora complici.