Il 23 maggio del 1992 era un normalissimo sabato, quando
un'enorme carica di esplosivo (dicono mezza tonnellata) venne fatta esplodere
al passaggio delle auto del giudice Giovanni Falcone e della scorta.
Nella strage (di Stato) persero la vita, oltre al
magistrato, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta: Vito
Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Sono passati 33 anni da quello che sicuramente è uno degli
eventi più tragici della storia italiana!
Dopo solo due mesi, il 19 luglio 1992 toccherà all'altro
magistrato, Paolo Borsellino. Nella strage in Via D'Amelio persero la vita il
giudice e cinque uomini della scorta!
Tutto funzionale, tutto perfetto. Il Sistema doveva
indebolire il paese destabilizzando la classe politica per spianare la strada a
quello che verrà dopo. I due giudici erano una spina nel fianco.
Il passaggio è stata l'Operazione Tangentopoli, detta Mani
Pulite: l'inchiesta della magistratura (quella venduta) che tra il 1992 e il
1994 scoperchiò un vasto sistema organizzato di corruzione. Lo scopo non era
fare giustizia ma fare pulizia del vecchio per far posto al nuovo...
Grazie a questo, il cospiratore Romano Prodi dal 1992/1993
diede il via alla più grande svendita dei patrimoni e dei gioielli nostrani,
regalandoli agli amici ahskenaziti.
Per questi servigi ebbe totale copertura mediatica dai
giornali degli ebrei Agnelli e De Benedetti.
Falcone e Borsellino dovevano morire, perché avevano
scoperto che la mafia non è l'anti-Stato ma ne è parte integrante!!!!
Marcello Pamio