domenica 4 maggio 2025

Spiegami cosa festeggi.


 

Sapete qual è il metodo più scelto dal potere, da qualsiasi potere, per dimezzare stipendi ed emolumenti senza che il popolo dica "A"?

L'innalzamento dei prezzi. In sostanza l'inflazione, il carovita...come dir vogliate. Raddoppiare i prezzi raddoppia le entrate dello Stato, dimezza stipendi ed emolumenti e garantisce che non deflagri una sommossa popolare.

È quello che avviene sotto i nostri occhi. Si usa la narrazione dell'instabilità geopolitica per lasciare stipendi ed emolumenti al palo, intanto che i prezzi aumentano vertiginosamente, impoverendo le persone ma arricchendo Stato e Multinazionali. Un popolo povero è un popolo facilmente controllabile. Un popolo povero è preso dalla sua quotidiana sopravvivenza, e più lo impoverisci subdolamente nel tempo, più trasformerai le persone in sudditi. Il potere politico lo sa ed agisce sempre in questa direzione.

In un tale contesto vedo ebeti accapigliarsi per inesistenti e soltanto presunte ragioni ideologiche. Gli ebeti di destra contrari alle manifestazioni dei lavoratori e gli ebeti di sinistra che, rivendicandole, riescono ad esprimere null'altro che IL CONCERTONE del 1 Maggio (togli il concerto, fai un dibattimento sul lavoro in pubblica piazza e fammi vedere in quanti ti cagano).

Ma diamo un occhio alla storia. Sul finire dell'800, in Italia, la giornata di lavoro prevedeva 14/16 ore. Lavoravano uomini, donne e bambini dai 5 anni di età. Diritti? Nessuno. Salari? Ottimi per patire la fame.

Fu così che, a Milano fra il 6 ed il 9 Maggio 1898, vi fu una insurrezione dei lavoratori, i quali pretendevano condizioni di lavoro umane e salari che gli permettessero di sopravvivere.

Il Generale Fiorenzo Bava Beccaris represse le proteste nel sangue, massacrando 300 persone fra cui 2 anziani mendicanti che si trovavano in fila per ricevere la minestra dei frati in via Monforte e sui quali fece sparare con un cannone.

Per questa operazione militare Bava Beccaris fu insignito con la Croce di Grand'ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia dal re Umberto I, che aggiunse "Per rimeritare il grande servizio che Ella rese alle istituzioni ed alla civiltà e perché Le attesti col mio affetto la riconoscenza mia e della Patria".

Il 28enne Gaetano Bresci, operaio tessile specializzato originario di Prato, ritenne l'accaduto inaccettabile. Per anni sentì di dover vendicare la vita di quelle persone barbaramente ed ingiustamente uccise.

Fu così che la sera di domenica 29 luglio 1900, poco dopo le 22, a Monza, Bresci ammazzò il Re d'Italia Umberto I di Savoia, sparandogli contro tre colpi di rivoltella e lasciandosi poi catturare dal Maresciallo dei Carabinieri Andrea Braggio senza neppure opporre resistenza.

Durante il processo, il 29 agosto 1900 Bresci disse: "Non ammazzai Umberto; ammazzai il Re, ammazzai un principio [...] Vi è stato un momento in cui pareva che le nostre libertà fossero in pericolo. Fu proclamato che per una ragione suprema di necessità e difesa della propria esistenza, il Governo avesse il diritto di manomettere le leggi, di violare lo Statuto, di creare tribunali straordinari, di mettere stati d'assedio e fare tutto quello che venisse in mente al presidente del Consiglio dei Ministri! Noi siamo usciti fuori dal terreno delle libertà, abbiamo ricorso alla violenza. Sì! Il Governo ricorse alla violenza e non dovete meravigliarvi se l'esempio della violenza, venendo dall'alto, ha provocato una reazione al basso della società, se c'è stato chi ha creduto a un'altra necessità, a quella cioè di opporre alla violenza del Governo la violenza privata." (magari le parole di Bresci ricordano a qualcuno qualche momento storico a noi più vicino).

Continuo a ripetermi ormai da anni che la violenza non sia una soluzione. L'unica consapevolezza a riguardo che sono riuscito a maturare con assoluta certezza è che non lo sia neppure il restare ossequiosi di chi ti sta massacrando.

Buona festa dei lavoratori a chi crede vi sia qualcosa da festeggiare.


Ugo Fuoco