domenica 29 novembre 2020

Confronto tra l’epidemia influenzale del 2018 e l’epidemia di SARS-COV2

Andiamo sul grafico della mortalità totale e facciamo lo zoom su due periodi particolari, quello dell’influenza del 2018 (quella già citata che aveva portato al “collasso delle terapie intensive”[3] e quello dell’epidemia di Sars-Cov2 nel gennaio-maggio 2020 (la cosiddetta “prima ondata del COVID”). Per presentare meglio i dati è stata evidenziata la zona al di sopra della baseline (la media delle morti negli anni passati verificatesi nel medesimo periodo dell’anno). SI è preso il punto in cui la mortalità ha iniziato a stare al di sopra di questo dato di base come inizio del picco epidemico, e il punto in cui la mortalità è iniziata a scendere al di sotto della baseline. Anche senza fare tutte le differenze e le somme settimana per settimana, un raffronto tra questi due periodi (mostrati ovviamente con il medesimo ingrandimento per non alterarne la percezione) non lascia dubbi: l’epidemia del 2018 ha causato più morti, anche se distribuite in un periodo più lungo


Un dubbio resterà sempre: quanti morti nel “peridoo del covid” sono stati causati in realtà (almeno in parte) dalla segregazione in casa delle persone, dal pericoloso rinvio delle visite di controllo per cardiopatici e diabetici[4], dal rinvio di operazioni chirurgiche indispensabili[5], dal rallentamento (in regime di “lockdown”) dell’assistenza ai malati non covid (basti pensare ai medici del servizio di continuità assistenziale[6] che non potevano visitare i pazienti, nemmeno nei paesi isolati, e che fornivano solo consulenze telefoniche) dall’ansia indotta dal  terrorismo mediatico  (che fa letteralmente “mancare l’aria” e percepire un “senso di oppressione al petto”[7]), dalla tristezza e dalla solitudine (che debilitano il sistema immunitario), dalla carenza di vitamina D per la mancata esposizione al sole, dalla carenza di quel po’ di moto quotidiano (come quella piccola passeggiata al parco che molti anziani prima potevano concedersi)...

Qui l'articolo completo di Marcello Pamio