Giustizia è fatta per la famiglia di Fabio Mondello, il
giovane militare morto per una leucemia fulminante dopo la somministrazione di
undici vaccini in otto mesi.
Originario di Gallipoli e arruolato nel 1999, Fabio
Mondello era stato stato sottoposto a una serie di vaccinazioni avvenute tra il
3 luglio del 2000 e il 7 marzo del 2001. È morto a ventuno anni a causa di una
leucemia fulminante.
La sentenza del 25 novembre scorso ha riconosciuto “l’alta
probabilità statistica che il considerevole numero di vaccinazioni
somministrato in brevissima sequenza temporale avesse causato o comunque
favorito la malattia acuta letale”.
L’avvocato della famiglia, Francesco Terrulli, ha spiegato
che la causa di morte è da attribuire alla somministrazione troppo ravvicinata
dei vaccini.
Militare morto per colpa dei vaccini: “Sentenza importante”
“Ci sono anche altri casi simili – ha spiegato l’avvocato –
tant’è che il ministero della Difesa ha poi anche variato le periodicità dei
vaccini. È però la prima causa che arriva in Cassazione e visto che la Corte ha
confermato il nesso di causalità, si tratta di una sentenza che è destinata a
fare da precedente”.
Infatti il caso di Fabio Mondello non è l’unico. CI sono circa 3mila militari che
sono stati colpiti da linfoma durante il servizio e potrebbero beneficiare del
precedente creato da questa sentenza.
Quando il giovane salentino era partito come volontario in
ferma breve – spiegano su La Repubblica – era sano e con una salute di ferro.
A seguito delle ripetute vaccinazioni Mondello ha iniziato
ad avere febbre, perdita di sangue dal naso e debolezza.
“Il ragazzo era partito sano ed è tornato con una malattia
che lo ha ucciso in pochi mesi”, ha detto l’avvocato.
Dopo la morte i genitori hanno combattuto per dodici anni.
Non potranno riabbracciare il loro figliolo ma sono riusciti a fargli avere
giustizia.
“I genitori – ha detto l’avvocato – non hanno mai avuto
dubbi sul fatto che la Cassazione avrebbe riconosciuto la legittimità della
decisione della Corte d’Appello”.
Adesso resta l’ultima battaglia, quella per l’indennizzo.
Infatti sembra che avrebbero diritto all’indennizzo solo i superstiti a carico
delle persone decedute e non i conviventi. Ma il ventunenne conviveva con i
genitori, non li aveva a carico.
Come se non bastasse, si parla di un indennizzo di soli
67mila euro. “Tanto vale una vita umana” ha commentato l’avvocato Terrulli.