In questi 5 anni ho lottato, gridato, viaggiato, pianto,
rischiato mettendoci la faccia. Mi sono fatta carico di una lotta giusta anche
per chi non aveva la forza e non riusciva, o per chi, semplicemente, non voleva
esporsi. Ho sopportato carichi emotivi, dispendio di energie. E non sono le
pacche sulle spalle o il "brava sei coraggiosa continua cosi, non ti
fermare". No, non è questo che volevo. Unico obbiettivo: dare voce a tutte
le vittime di questo olocausto e far sì che la gente e i loro parenti stessi
prendessero coscienza. Impedire con la consapevolezza che ciò che è stato non
accada più.
Ma ora davanti alla pigrizia davanti al nascondersi dietro
a "io non ce la faccio" davanti a tutte le più futili scuse del
"vorrei ma non posso", ora davanti all’indifferenza di chi resta a
guardare, scelgo di lottare per mio padre e per chi ha il coraggio di agire.
Tutto il resto non mi appartiene più.
Elisabetta Stellabotte