Il video del momento in cui Cinzia Dal Pino
insegue e investe il suo rapinatore che poco prima l'aveva rapinata della borsa
minacciandola con il coltello.
Quando decidi di commettere un crimine
minacciando la vita di qualcuno, devi mettere in preventivo di rischiare anche
la tua di vita. E quando uno stato non è in grado di garantire la sicurezza dei
propri cittadini, non può surrogarsi poi il diritto di giudicare.
Invertiamo le parti per un momento. Se la donna
fosse rimasta uccisa o ferita, quasi sicuramente il delinquente sarebbe rimasto
impunito o latitante in quanto immigrato clandestino senza fissa dimora e
documenti. Quindi non esiste. Però se lo uccidi allora esiste? Il crimine
invece viene commesso da una persona che esiste, ha un lavoro, una casa un’auto,
paga le tasse e ha i documenti. Quindi esiste ed è perseguibile. Una giustizia
a senso unico e di comodo.
Quindi com'era quella frase? "O la borsa o
la vita". Vale per tutti e due o solo per il rapinatore?
Ha esagerato, c'è stato un eccesso? Forse, ma
la stessa domanda perché non viene rivolta all'algerino? Lui non ha esagerato?
Ha avuto un comportamento civile?
Andiamo sempre a monte della questione: se non
avesse commesso lui per primo il reato, non sarebbe incorso in nessun pericolo.
Questo caso sta facendo molto clamore perché
c'è stata una reazione violenta con la morte di un criminale ma pensate quanti
episodi così accadono ogni giorno. Non denunciati o denunciati e in seguito
archiviati senza esito. Le questure ormai sono come gli sportelli delle poste,
devi prendere il numero o prenotare un appuntamento.
E come al solito la "risorsa" non era
uno svedese con i capelli biondi e gli occhi azzurri. La percentuale di questi
soggetti nelle carceri è enormemente più alta degli italiani. Quindi che siano
dentro o fuori, li manteniamo comunque.