martedì 20 aprile 2021

Dr. Montanari: “il virus non l’ha mai visto nessuno.”


Chi ha un residuo di cultura ancora disponibile sa che il regime in cui siamo immersi non ha uguali nella storia dell’umanità. 


Insomma, dal punto di vista puramente biologico, la maniera di affrontare la cosiddetta pandemia è del tutto controproducente, a meno che non sia proprio la sua conservazione l’obiettivo cui si mira.


I numeri? Beh, averne di affidabili è di fatto impossibile, stante il fatto che qualunque morte viene attribuita al terribile Covid: cancro, ictus, infarto, persino i suicidi ora sempre più diffusi… Comunque quei numeri si guardino, per taroccati che siano, siamo di fronte all’irrilevanza.


Ma, poi, questo virus esiste davvero? E, se sì, quanto è davvero responsabile delle morti snocciolate in modo ossessivo da televisioni, radio, Internet e giornali?

Uno dei rituali diagnostici indiscussi di regime è il ricorso ai cosiddetti tamponi con successiva indagine PCR. Nulla importa se la metodica fu indicata dal suo stesso inventore Kary Mullis (incidentalmente Premio Nobel nel 1993) come inadatta a fare diagnosi. Nulla importa se lo stesso campione è positivo qua e negativo là, e nemmeno se più campionamenti eseguiti lo stesso giorno sullo stesso individuo forniscono risultati diametralmente opposti. Tampone deve essere, e tampone sia.

Pochi giorni fa 1.500 tamponi giudicati positivi al Covid furono raccolti nella California meridionale, analizzati al microscopio elettronico e considerati secondo i cosiddetti Postulati di Koch. Per chi non li ricordasse, si tratta dei criteri per stabilire se esista una relazione di causa-effetto tra la presenza di un determinato microrganismo e una malattia. 

Bene, i postulati di Koch sono

1. L’agente che si ritiene responsabile della patologia di cui ci si occupa deve essere presente in tutti i casi diagnosticati

2. L’agente deve essere isolato dall’ospite malato e lo si deve poter fare crescere in coltura pura, cioè derivante da quel solo agente.

3. Sempre, quando una coltura pura dell’agente viene introdotta in un ospite sano suscettibile alla malattia, la malattia si deve manifestare.

4. In ogni caso, l’agente deve poter essere isolato di nuovo dall’ospite che è stato sperimentalmente infettato.

Nel caso di quei 1.500 tamponi diagnosticati come “positivi” nulla di tutto ciò ebbe a verificarsi. Ciò che si trovò nella maggior parte dei casi furono infezioni da influenza A e, in qualche caso, da influenza B.

E il Covid?

Alcune grandi università americane, sette in totale, tra cui Stanford e Cornell, rianalizzarono il tutto con identici risultati: del Covid nemmeno l’ombra. Si chiese allora al CDC, l’ente statunitense che si occupa (almeno dovrebbe farlo) della prevenzione e del controllo delle malattie, di fornire un campione valido, isolato e purificato del Covid. La risposta fu che un campione simile non esiste.

Dunque, piaccia o no, quel virus per intero non l’ha mai visto nessuno.

 

Questa è soltanto una sintesi. L'articolo completo del dottor Montanari lo trovate qui