giovedì 4 settembre 2025

Il sulforafano.


 

di Valdo Vaccaro.

Gli scienziati della John Hopkins School of Medicine di Baltimora, vedendo che molte persone guarivano dall’ulcera consumando broccoli crudi, hanno svolto ricerche approfondite.

Con grande sopresa, hanno scoperto che il sulforafano, un derivato dello zolfo che si trova concentrato in tutte le crucifere, dando loro il forte sapore che le caratterizza, faceva autentici miracoli nella guarigione delle ulcere.

Il sulforafano si trova in massima concentrazione nei germogli teneri dei broccoli, nei cavoli, nei cavolfiori, nei cavolini di Bruxelles, nelle verze, nel crescione, nei rafani e nel cren, nei ravanelli, nelle rape.

Oltre che curare l’ulcera, dove gli antibiotici falliscono sempre, queste sostanze solforate proteggono dai tumori allo stomaco, all’intestino e persino alla mammella.

Il potere antiossidante del sulforafano è dotato di attività antiossidante a largo spettro, ed è capace di neutralizzare molti radicali liberi con un’azione martellante e ripetuta contro le ossidazioni persistenti, che portano a mutazioni e alla nascita di tumori.

Gli effetti antiossidanti del sulforafano sono molto più potenti degli effetti antiossidanti della vitamina C, della vitamina E e del betacarotene, i quali neutralizzano una sola molecola per volta di radicali liberi e finiscono consumati e distrutti nel processo.

Il sulforafano mantiene un’azione persistente, indiretta e lenta, ad ampio spettro, per cui dura più a lungo, in un processo che continua ad essere efficace per giorni.

Il grande erborista francese Maurice Messeguét non conosceva certamente questa storia sul sulforafano, ma questo non gli impediva di sapere che i cavoli erano miracolosi per il minerale organico ivi contenuto, e di ottenere grossi risultati curativi con dive dello schermo e presidenti di stato.

Non sempre lo zolfo significa odore di fiamme e di diavoli, si potrebbe dire a questo punto. Messeguét aveva appreso queste conoscenze da suo padre.

Pure io le ho apprese da mia nonna Marina.

Le ho apprese pure dalle ostinate e indistruttibili lumache, le quali, ogni volta che pianto i cavoli, me li divorano nel giro di una notte.

E’ anche per questo che, quando sono in viaggio, la foglia di cavolo non manca mai nei miei panini vegani.