Questo post è rivolto in particolare alle persone del mio quartiere
poiché scaturisce dalle domande che queste mi stanno ormai sottoponendo
quotidianamente quando mi incrociano per strada o al bar, a seguito delle morti
improvvise che si susseguono fra i commercianti.
L'8
Novembre scorso muore Mariarosaria (49 anni), titolare del negozio di
abbigliamento etnico "Paprika". Il successivo 16 Novembre muore Tony
(46 anni) titolare della piccola enoteca Chez, il 23 dicembre muore Antonio (52
anni), titolare del negozio di barbiere "La Barberia". Questi negozi
distano pochi metri l'uno dall'altro. Ci si impiega, a piedi, al massimo un
minuto per spostarsi tra i due che fra loro distano di più.
Sono uno che non ha mai smesso di vivere il quartiere. Mi si incontra per strada, al bar, in piazzetta, è per me una filosofia di presidio, quella che ho esteso durante la 'pandemia' in tutti i quartieri in cui mi fosse possibile. Per via di questa presenza fisica fissa, nel mio quartiere mi conoscono tutti e nelle ultime settimane vengo fermato quotidianamente sentendomi dire sempre le stesse cose: "Hai visto chi è morto? Ma com'è possibile? Così giovane?"
Oppure "Ugo ma che sta succedendo? Che sono tutti sti morti?".
Domande
del genere, che mi provengono ormai anche da quelli che un tempo erano i più
scettici.
Si, perché sempre ad un minuto a piedi dagli altri, fra ottobre e novembre, erano
già deceduti ulteriori due commercianti cui nessuno ha dato troppo adito poiché
considerati ormai 'anziani' (60/70 anni) e pertanto, secondo i più, ascrivibili
al "può succedere a quella età". A questi va poi aggiunto il
parrucchiere sotto casa mia, che a 40 anni, subito dopo vaccino, ha sviluppato
un grave cancro.
E
così le saracinesche iniziano a rimanere improvvisamente chiuse, in modo quasi
spettrale, ma per la prima volta non è una crisi economica ad avere mietuto
vittime.
D'un
colpo tutti si svegliano ed adesso vogliono sapere, chissà perché proprio da me
(guarda alle volte le coincidenze), cosa stia succedendo nel quartiere.
Non
ero cliente di Mariarosaria, ma Antonio fu il mio barbiere quand'ero bambino e
quello di Tony era l'unico negozio nel quale entrassi con piacere durante la
'pandemia' ed a tal proposito voglio raccontarvene le ragioni.
Chi
mi conosce o vive nel mio quartiere, è già edotto di queste vicissitudini ma ci
sono tanti altri che non ne sanno nulla. Ad agosto del 2019 mi trasferisco per
un periodo a Tiraspol, in Transnistria, perché una nota casa di produzione
cinematografica mi chiede un film ed io vado lì a scrivere 'Dulcis
in...Transnistria". Rientro a Napoli quando la narrazione pandemica corre
già veloce nel dicembre 2019 ed inizio da subito, come sapete, a parlarne con
le persone, allertandole di quel che sarebbe potuto accadere.
Tony
faceva entrare tutti nel suo negozio, non ha mai discriminato nessuno, non gli
importava nulla di mascherine, vaccini e green pass "Per me ogni persona
deve sentirsi libera, ammò", mi diceva sempre e chiamandomi amichevolmente
'ammò', come spesso si fa a Napoli fra amici. Il giorno in cui, nel 2020, la
casa di produzione cinematografica mi taglia fuori per la mia
"inaccettabile esposizione pubblica in merito alla pandemia", entro
nel negozio di Tony e lui, accorgendosi del mio sguardo mesto, mi domanda cosa
fosse accaduto. Glielo spiego. Tony mi incoraggia, mi dice, incitandomi, di
andare avanti in quello che sto facendo e di fregarmene di chi prova a
'punirmi' per ciò che penso. Fu un toccasana per lo spirito, lo ringraziai
molto.
Tony
soffriva da sempre di un problema ad una gamba, per il quale si sottoponeva
settimanalmente a delle terapie ortopediche in ospedale senza le quali era
impossibilitato a camminare normalmente e, quindi, a poter lavorare.
Gli
impediscono di accedere in ospedale senza vaccino.
Tony,
con desolazione, si inocula, ed un giorno dice a me ed a Dario "Ho dovuto
vaccinarmi, non potevo camminare nè lavorare. Avete fatto bene a non vaccinarvi
ragazzi, continuate la vostra battaglia anche per noi".
Tony
è morto, chi sarà il prossimo? In tanti stanno morendo ed in tantissimi si
domandano cosa dobbiamo fare.
Vi
dirò cosa faremo. In questo quartiere stamperemo un volantino, in cui
evidenzieremo solo la realtà, il numero di commercianti deceduti ancora giovani
e quelli ammalatisi. In questo cazz* di quartiere dovranno avere il coraggio di
guardare quel volantino, poi vedremo se avranno ancora il coraggio di negare la realtà, dicendo che "È sempre successo".
Ugo
Fuoco