martedì 16 luglio 2024

Una scelta coerente.


 

Di Valdo Vaccaro.

 

(un lettore chiede a Valdo come ha fatto a conciliare le sue scelte di vita con il mondo che ci circonda).

 

Si è trattato di una scelta coerente di vita che è partita da quando ero piccino.

Se metti un ragazzino qualsiasi di fronte a un macello, ad osservare degli omaccioni che, con l’aiuto di 2 o 3 corde, trascinano di forza un povero animale in un macabro e sinistro stanzone chiamato macello, mentre la povera creatura pianta sulla ghiaia del cortile le sue zampe anteriori, sbuffa e scalcia, urla, piange e implora, perché ha sentito con le sue lunghe antenne il puzzo di morte emesso da quell’ambiente benedetto dai preti ma maledetto da Dio, quel ragazzo ha due opzioni nella sua testa.

O si rende conto di essere capitato in un mondo manicomiale di bipedi pazzi e criminali, senza cuore e senza cervello, oppure si adegua e dice “il mondo è questo ed io ne faccio parte integrale.

Ho deciso sin dal primo istante di schierarmi con gli animali.

Ho capito da subito di non appartenere in alcun modo a quella ganga di idioti, di imbecilli, di vigliacchi e di delinquenti.

Non mi è servito il parere di mio padre e di mia madre.

Non mi è servito andare in chiesa o andare a scuola.

Non ho dovuto sfogliare un testo di scienze o un qualsiasi vangelo.

La scelta era già fatta, chiara e definitiva.

Nel cuore mio sapevo da quale parte stare.

Ero amico degli animali e nemico di quel tipo di uomini.

Mai avrei messo in bocca qualcosa che fosse appartenuto a questi esseri disgraziati e vilipesi.

Ho capito solo che non potevo fare nulla di concreto contro la mafia razzista umana, schierata uniformemente contro la natura e contro gli innocenti e i deboli della Terra, contro i veri bambini del pianeta.

Famiglia, scuola, chiesa, carabinieri, sindaco, preti, osti, negozianti, tutti d’accordo e tutti collusi col sistema.

UN SENTIMENTO DI ANGOSCIA E DI IMPOTENZA

La tentazione di andare di notte in quella prigione e liberare le povere bestie detenute nel braccio della morte e destinate alla macellazione del giorno dopo era grande.

Ma cosa avrei mai ottenuto?

E poi c’era un cane lupo più grande di me a fare da guardia notturna.

Mi sono portato dentro costantemente l’angoscia e la sofferenza di quegli animali che ho visto sgozzare, e dei tanti altri che ho immaginato essere sgozzati altrove.

Un dolore sordo ed insopprimibile.

Un sentirsi vile ed impotente di fronte a questa tragedia umana.

Quando, negli anni successivi, mi resi conto che Pitagora, quello dei triangoli, insegnava a rispettare tutte le creature viventi, dal pesciolino alla balena, dal pulcino al bue, fu come capire che al mondo ci sono le persone per bene e ci sono i farabutti, ci sono le persone che pensano e sentono da un lato e ci sono i cafoni e gli indifferenti dall’altro.

Quando compresi che Leonardo da Vinci definiva crimine l’uccisione di ogni singolo animale, e quando intesi che Voltaire definiva il permanere di un singolo macello al mondo come fatto scandaloso ed intollerabile, fu come capire che la scienza e la filosofia stavano dalla mia parte e non dalla parte della gente di basso rango spirituale.

C’era sì il rischio di scatenare un nuovo razzismo. Quello del buono contro il cattivo. E la cosa non mi andava a pennello.

Avevo l’esempio concreto in famiglia. Due magnifici ed impeccabili genitori, anche se poco disposti allora a pensarla come me. Non era quindi una questione di più o meno buoni, ma piuttosto di più o meno informati, di più o meno sensibilizzati, di più o meno responsabilizzati.

Infatti non feci molta fatica a portarli via-via sulle mie stesse posizioni, anche se ci volle del tempo, degli anni.

Compresi dunque l’importanza della corretta informazione e di un coinvolgimento etico, tutte cose che venivano sistematicamente tradite dalla scuola, dai vari governi in carica, dalla legge umana sempre collusa col crimine, dai giornali e dalle televisioni, da sempre venduti a chi paga meglio.