giovedì 2 maggio 2024

Nel 1963 lo zoo del Bronx allestì una mostra intitolata “L’animale più pericoloso del mondo”. Era uno specchio!


 

"In prima persona ne ho visti troppi di animali macellati dal vivo.

Non solo da piccolo, per la vicinanza della mia casa paterna dal macello, piccolo ma assai attivo, di Tavagnacco, ma anche negli anni successivi.

Una delle scene più agghiaccianti la vissi quando negli anni ’70 lavoravo per il quotidiano friulano Messaggero Veneto.

Nemmeno farlo apposta fui incaricato un giorno di descrivere l’attività del grande macello di Udine che si trovava in una zona verde non molto lontana dal centro città. Una costruzione bassa e strana al centro di un ampio prato erboso recintato tutto intorno da alta rete metallica. Uno spesso muro separatore attiguo alla sede, al di là del quale avvenivano evidentemente gli squartamenti e le decapitazioni, e da dove provenivano muggiti raggelanti di paura, di sofferenza, di richiesta d’aiuto a qualcosa e a qualcuno che non ascoltava.

Ricordo ancora che, prima di varcare il cancello d’ingresso per incontrare il dirigente incaricato, volli dare un’occhiata d’assieme dall’esterno, camminando da solo lungo il perimetro di recinzione.

Notai decine di bovini, forse una cinquantina, che si muovevano convulsamente con movimenti strani ed innaturali, correndo all’impazzata, scontrandosi l’un l’altro e carambolando spesso al suolo.

Non si trattava certo di un gioco di gruppo.

Osservando meglio compresi che scattavano in continuazione dal centro dello spiazzo per prendere velocità e finivano con violenza contro la rete metallica, nel vano e disperato tentativo di abbatterla o di superarla, per svignarsela da quel luogo infame.

Avevano percepito con esattezza che quella era per loro l’ultima dimora, dopo essere stati scaricati la notte prima dai camion, assetati ed affamati, provenienti probabilmente dall’Ungheria e dall’Est Europa.

Ovviamente si ferivano e avevano tutti il viso imbrattato di sangue.

Le stesse reti erano sporche del sangue di queste povere creature abbandonate da Dio e tradite dagli uomini, creature vocianti, ansimanti e tremanti, prive di qualsiasi mezzo per difendersi o per invertire le sorti malevoli e sommamente ingenerose del loro percorso.

Una scena apocalittica che mi è rimasta impressa a vita nella mente.

Scattai qualche foto con un groppo in gola e conclusi l’articolo con una intervista ai responsabili del macello in zona uffici, dove raccolsi dati e statistiche raggelanti sulle cifre degli abbattimenti giornalieri e sul bilancio in forte crescita di quell’orribile business.

Testo di Valdo Vaccaro