mercoledì 22 ottobre 2025

Italia, 1985: ultimo sussulto di dignità.


 

La notte tra il 10 e l’11 ottobre del 1985, il Boeing 737 delle linee aeree egiziane che trasportava i quattro dirottatori dell’Achille Lauro, il rappresentante dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina(OLP) e collaboratore di Yasser Arafat, Hani el Hassan, e il membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), Abu Abbas, e che era stato intercettato unilateralmente da 4 caccia americani Tomcat, venne dirottato dagli Stati Uniti alla base aerea di Sigonella dove atterrò alle 00.15.

L’ordine di Bettino Craxi, allora presidente del consiglio, fu quello di prendere in consegna i dirottatori palestinesi e i rappresentanti di OLP e FPLP visto che il crimine era stato commesso su una nave italiana.

Un gruppo di 20 carabinieri e 30 avieri della Vigilanza Aeronautica Militare circondò il Boeing 737 egiziano.

Pochi minuti dopo, però, anche due aerei della Delta Force americana, non autorizzati, atterrarono sulla pista di Sigonella con l’ordine di prelevare i passeggeri del volo egiziano.

Un folto gruppo di incursori della Delta Force raggiunse quindi il velivolo e circondò, armi in mano, il cordone formato da carabinieri e militari italiani.

Subito un secondo cordone di carabinieri, che erano nel frattempo arrivati dalle vicine caserme di Catania e Siracusa, circondò a sua volta, con le armi puntate, il manipolo americano. Si formarono così tre cerchi concentrici intorno all’aereo.

In quelle ore concitate furono enormi le pressioni americane affinché gli venissero consegnati i dirottatori e i rappresentanti di OLP e FPLP. 

Il Governo italiano però non cedette e restò sulle sue posizioni: il reato era stato commesso su una nave italiana e la competenza riguardava quindi l’Italia.

Alle prime luci dell’alba il comandante generale dei carabinieri fece intervenire a Sigonella (sempre su ordine di Craxi) i blindati dell'Arma e altre unità di rinforzo che si disposero intorno ai 3 cerchi concentrici in mezzo ai restava il Boeing 737 dell’EgyptAir.

Solo a quel punto il presidente americano Ronald Reagan si rassegnò e diede l’ordine alle forze americane di ritirarsi.

Quello di 40 anni fa è stato uno degli ultimi sussulti di dignità di un Paese che da quel momento in poi si è sempre più rassegnato al proprio ruolo di colonia, rinunciando anche solo all’idea di poter lottare per la propria sovranità.

Ma non si tratta di un destino scolpito nella pietra. La storia, anche quella italiana, ci insegna che un popolo, un Paese, sono in grado di ribellarsi agli occupanti e alle ingerenze straniere. Che il diritto all’autodeterminazione di un popolo può essere conquistato.

Per riuscirci, la prima cosa da fare è liberarci di una classe dirigente, politica e non solo, composta oggi prevalentemente da pavidi servi e da ciarlatani.

Gente abituata a stare sempre ossequiosamente piegata al cospetto degli ordini dello straniero di turno (venga esso da Washington, da Londra, da Bruxelles, da Parigi o da Berlino).

La prima catena che dobbiamo rompere è quindi quella del vincolo interno. Quella cioè dei garanti (conto terzi) del vincolo esterno. Dei traditori della Patria.


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