domenica 25 dicembre 2022

«Noi, bambini scelti come cavie». La verità sulla strage di Gruaro del '33.


 

veneziatoday, dicembre 2013

Adamo Gasparotto, 85enne di Spinea, è uno dei due testimoni diretti ancora vivi: "Ci somministrarono vaccino vivo, su 253 morirono in 28"

Nel 1933 i bambini di Gruaro vennero sacrificati sull’altare della conoscenza: cavie umane a cui non è stata dedicata nemmeno una lapide”. Dai giorni di quella tragedia sono passati esattamente ottant’anni, ma chi l’ha vissuto non la dimentica affatto. Adamo Gasparotto, 85 anni e una mente lucidissima, ha deciso di riportare al Gazzettino la sua testimonianza su quella che tra gli esperti di storia locale è nota come “La Strage di Gruaro”. Residente da anni a Spinea dopo aver girato l’Italia con varie ditte di scavi, Gasparotto è uno dei due testimoni diretti ancora vivi. Ha scelto di ripercorrere per filo e per segno questa storia struggente perché non venga dimenticata, perché tutti sappiamo cosa successe agli innocenti bimbi di Gruaro in epoca fascista.

La storia è documentata pure da alcune ricerche storiche pubblicate negli ultimi anni. Nel marzo del 1933 le autorità fasciste dell’epoca scelsero il Comune di Gruaro per testare un nuovo vaccino contro la difterite, una pericolosa malattia infettiva. Il dottore del paese era contrario e a Gruaro serpeggiava grande scetticismo, ma quel vaccino doveva essere testato sul campo. Punto e basta. I parroci vennero invitati ad informare la popolazione sulla bontà e sull’affidabilità di questa sperimentazione, e 253 bambini vennero convocati all’ambulatorio comunale. Poi arriva la parte terribile del raccolto, quella ripercorsa dagli studiosi e raccontata da Gasparotto al Gazzettino.

La puntura venne fatta a 253 bambini e ben 28 morirono nei giorni seguenti. Quasi sotto silenzio. Tornati a casa ci sentimmo tutti male – ha raccontato l’anziano riportando le testimonianze degli adulti dell’epoca -. Si cadeva a terra, e, mangiando, si rischiava di soffocarsi. Tutti piangevano, ci dovettero ricoverare a Portogruaro, dove l’ospedale era pieno e vennero organizzati dei reparti di fortuna. Eravamo tutti terrorizzati, ogni tanto qualche bambino moriva”. Gasparotto e la sua sorellina di tre anni se la cavarono, negli anni seguenti ai genitori venne spiegato cosa era successo. Pare che in un laboratorio di Napoli un contenitore di siero non venne fatto bollire e quindi le fiale che finirono a Gruaro contenevano vaccino vivo, una sostanza letale. “Visto ciò che stava succedendo le autorità salirono a Gruaro per far sparire ogni traccia di quel vaccino. Passarono di famiglia in famiglia per raccattare tutte le scatole vuote” ha spiegato poi lo stesso Gasparotto.

La stessa versione dei fatti è riportata pure nella ricerca storica sulla diocesi di Concordia pubblicata dallo storico Gianni Strasiotto e nel libro “Gruaro, Venti secoli di storia” di Ariego Rizzetto, da cui è tratta la fotografia che pubblichiamo. Il vaccino venne somministrato ai bimbi dai tredici mesi agli otto anni, i decessi si verificarono a causa di paralisi ma non risulta alcun indagine giudiziaria avviata per accertare le responsabilità. Ora Gasparotto chiede solo una cosa: una lapide per ricordare quelle vittime. “Basterebbe una targa. In quelle tombe non c’è una parola che spieghi come e perché sono morte quelle creature”. Per questo motivo si è fatto sentire pure con l’amministrazione comunale.