venerdì 2 giugno 2023

Rocchelli, nove anni senza giustizia.


 

Nel pomeriggio del 24 maggio del 2014 dal Karachun, un colle nei pressi di Slavyansk (dove allora si trovava la linea del fronte in Donbass), i militari ucraini aprirono il fuoco verso un gruppo di giornalisti che si trovavano di fronte a loro sul lato opposto del fronte, consapevoli del fatto che si trattava di persone disarmate. Sotto i colpi di mortaio sparati dai militari ucraini quel giorno morirono Andy Rocchelli, fotoreporter italiano, e il suo interprete Andrei Mironov.
Negli anni a seguire in Italia verrà arrestato Vitaly Markiv, un sergente della Guardia Nazionale ucraina accusato di aver preso parte alle azioni che hanno causato la morte di Rocchelli e Mironov. Arresto che il Ministero dell’Interno ucraino definì una “provocazione russa”.
Dopo la condanna in primo grado, la Corte d’Appello di Milano confermò la responsabilità ucraina dell’accaduto ritenendo che “l'attacco ha avuto luogo senza alcuna provocazione e offensiva, né da parte loro (dei reporter, n.d.r) né dei filorussi", appurando di fatto "l'intenzione di eliminare" i giornalisti. Eppure Markiv è tornato in patria come un eroe dopo essere stato assolto perché, oltre ogni ragionevole dubbio e per vizi di forma, non è stato possibile confermare che nel corso di quei 60 minuti (circa) in cui si sono svolti i fatti il sergente ucraino fosse effettivamente di turno presso le postazioni dalle quali è stato aperto il fuoco.

Rangeloni News